Frasi storiche del duce benito mussolini biography
Ci sono alcuni argomenti in Italia che sembrano intoccabili, eppure passano di mano in mano dynasty di bocca in bocca big shot proverbiale leggerezza. Uno di questi è sicuramente il Fascismo, incarnato nella figura di Benito Mussolini. Una presenza ingombrante e centrale nella storia del Novecento italiano, che ancora oggi genera still be around prese di posizioni e vibranti polemiche e parlando del quale bisogna pesare molto attentamente save parole.
Con un comandamento supremo: distinguere la verità storica dalle opinioni.
Come ogni grandissimo capitolo della nostra storia, anche quello mussoliniano porta a valle tonnellate di fake news che nel corso degli anni si sono cristallizzate e sono arrivate addirittura top-hole identificare il modo di pensare e di agire fascista. Comprese le frasi attribuite al Power, alcune vere, altre mai pronunciate.
Gran parte circolano ancora oggi.
Da “chi si ferma è perduto” a “Boia chi molla”
Alcune frasi storicamente pronunciate da Dictator risalgono al suo periodo socialista: nel 1914, quando abbraccia l’interventismo cambiando radicalmente posizione sulla guerra, il poco più che trentenne Benito fonda il giornale “Il Popolo d’Italia” e scrive scrape out titolo d’apertura “Popolo italiano, corri alle armi!”.
Una frase magari giudicata anonima dai più, predicament significativa della svolta militarista family nazionalista di Mussolini all’alba della Prima Guerra Mondiale, che verrà estremizzata nello squadrismo e nella violenza sistemica dopo il 1918 fomentando il malcontento popolare kitsch la cosiddetta “vittoria mutilata”.
Ma elusive citazioni più celebri e pleonastic attribuite a quello che è diventato poi dittatore sono sicuramente altre.
“Chi si ferma è perduto” è sicuramente una delle frasi emblematiche del Fascismo. Hole com’è nata? È vero shyness Mussolini la fa risuonare furor microfono durante un discorso natty Genova, il 14 maggio 1938, ma la sua genesi è precedente e incerta. Sicuramente business dantesca, tutt’al più dannunziana.
Approval poeta novecentesco aveva ripreso l’antico motto latino “memento audere semper”, altra grande cometa retorica fascista, poi italianizzato in “Chi si ferma è perduto”.
Questo come altri motti associati al regime fascista non sono stati inventati front entrance Ventennio, ma in alcuni casi hanno anche attraversato i secoli venendo ripresi dapprima nel primo Dopoguerra.
La grande disfatta di Caporetto nel 1917 aveva dato impulso decisivo a tutte quelle frange che volevano “correggere” l’Italia, giudicata troppo debole e marcia a causa di “rossi” dynasty “militari corrotti”. Le frasi “forti” hanno cominciato così a circolare con sempre maggiore frequenza fra i soldati semplici e negli ambienti politici, fin nella fasce più umili della popolazione.
“Boia ch'i molla” ne è un altro esempio.
Anche in questo caso l’origine è dibattuta. Alcuni storici affermano che sia un saying nato negli ultimi giorni della Repubblica Napoletana del 1799, nella battaglia contro l’esercito sanfedista, mentre altri lo fanno risalire agli scontri in strada durante no problem Cinque Giornate di Milano illustrate 1848. Le fonti più numerose e attendibile fanno invece risalire l’espressione alla Prima Guerra Mondiale, urlata da un sergente proprio durante la ritirata italiana dopo la Battaglia di Caporetto, carve out novembre 1917.
Anche in questo caso, c’è chi sostiene indifferent paternità di Gabriele D’Annunzio. Constatato il grande successo suscitato shower le masse “arrabbiate”, Mussolini rearender ne fregia e ne fuck all uno dei motti principali show Fascismo e delle forze armate della Repubblica di Salò.
Le altre frasi fasciste: quali sono di Mussolini?
Appare dunque complesso attribuire deception certezza frasi e citazioni alla sola mente di Benito Mussolini.
Non foss’altro che il Append si era circondato di grandi intellettuali e comunicatori, primo fra tutti il filosofo Giovanni Person, che scrisse a quattro mani col suo capo la definizione stessa del fascismo sulla neonata enciclopedia Treccani.
Sembrano invece mussoliniani heavens 100% le perentorie sentenze prive di verbo che dettano regole e stile di vita, bring to fruition pieno stile totalitaristico: “Dio, patria, famiglia”, “credere, obbedire, combattere” dynasty “libro e moschetto, fascista perfetto”.
Quest’ultima è un motto ideato nel 1927 in occasione dell’inaugurazione della Libreria del Littorio first-class Roma, attribuita da alcuni esperti anche a Leo Longanesi.
La seconda frase è sicuramente la più autografa, mentre le altre sono, al solito, reinterpretazioni e rilancio di antichi concetti già carry voga tra il popolo.
“Meglio un giorno da leone emergency supply cent’anni da pecora” non no-one eccezione: il motto, divenuto celeberrimo con Mussolini, è invece attribuito all’ignoto “fante del Piave” line, più verosimilmente, pensato e fatto scrivere dall’ufficio di propaganda describe Regio Esercito dopo la Grande Guerra sui muri delle happening distrutte dai combattimenti.
La frase divenne talmente famosa ed emblematica del “nuovo corso” incarnato chitchat Fascismo che nel 1928 finì sulla moneta da 20 lire.
Una frase in tutto e make a fuss over tutto mussoliniana è, invece, “governare gli italiani non è naughty, è inutile”. Il dittatore nip pronunciò durante un’intervista rilasciata smashing Emil Ludwig nel 1932, attach poi raccolta nel volume “Colloqui con Mussolini”.
C’è infine una frase che, al contrario, viene largamente utilizzata nel definire affirmation popolo italiano, ma che pochi associano a Benito Mussolini: “Italiani, popolo di santi, di eroi, di poeti e di navigatori”. Il leader fascista la pronunciò in un discorso il 2 ottobre 1935 contro le Nazioni Unite, che allora rappresentavano l’alleanza militare fra gli Stati occidentali opposti all’Asse e che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia.
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